Nei pazienti sottoposti a trapianto autologo la funzione cognitiva nel complesso non viene compromessa

I pazienti sottoposti a trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche mieloablativo vanno incontro a un declino significativo della funzione cognitiva, mentre quelli sottoposti a una terapia meno intensiva mostrano un declino cognitivo ritardato; nei pazienti sottoposti a trapianto autologo, invece, la funzione cognitiva nel complesso non viene compromessa. Questi i risultati di uno studio prospettico longitudinale pubblicato online sul Journal of Clinical Oncology.
“Il danno cognitivo è una conseguenza sempre più riconosciuta del trapianto di allogenico di cellule emopoietiche mieloablativo e potrebbe influenzare il reinserimento sociale e il ritorno a scuola o al lavoro” scrivono i ricercatori, coordinati da Smita Bhatia, dell’Università dell’Alabama di Birmingham. Secondo gli autori dello studio, gli studi precedenti che avevano affrontato il problema degli effetti collaterali del trapianto allogenico di staminali emopoietiche, presentavano numerosi limiti, tra cui il disegno dello studio, la dimensione del campione, una carenza di dati relativi al trapianto autologo di staminali o la mancanza di un gruppo di confronto sano.
“Questi limiti probabilmente hanno contribuito a fornire risultati contrastanti riguardo l’entità e la natura del danno cognitivo nei sopravvissuti al trapianto” asseriscono Bhatia e colleghi.
A tal fine, i ricercatori hanno eseguito uno studio prospettico longitudinale su 477 pazienti (età media: 52 anni) sottoposti a trapianto di staminali per una neoplasia ematologica, di cui 236 sottoposti a trapianto autologo, 128 a trapianto allogenico di intensità ridotta, 113 a trapianto allogenico mieloablativo. Tutti i pazienti, oltre a 99 confronti con gruppi sani abbinati (età mediana: 55 anni), sono stati sottoposti a test dopo 6 mesi, 12 mesi e poi dopo 2 e 3 anni. I pazienti sottoposti a trapianto autologo o  trapianto allogenico a bassa intensità hanno ottenuto punteggi cognitivi migliori. I pazienti sottoposti a trapianto mieloablativo hanno mostrato punteggi significativamente inferiori per quanto riguarda la funzione esecutiva, la memoria uditiva, la velocità verbale, la velocità di elaborazione e la destrezza motoria dopo il trapianto (P < 0,001).
Tra i pazienti sottoposti al trapianto allogenico di ridotta intensità, i punteggi non hanno mostrato variazioni significative a 6 mesi dal trapianto, mentre i punteggi relativi alla destrezza motoria sono diminuiti significativamente dopo il trapianto allogenico mieloablativo (P < 0,001).
A 3 anni dal trapianto, i pazienti sottoposti a un trattamento meno intensivo hanno mostrato comunque un calo significativo della fluenza verbale, della memoria di lavoro e della funzione esecutiva (P < 0,003).
Fattori associati al declino cognitivo dopo il trapianto sono risultati l’età avanzata, il sesso maschile, un reddito basso, un basso livello di istruzione inferiore e una bassa riserva cognitiva.
I ricercatori hanno osservato una compromissione cognitiva globale solo nel 18,7% dei pazienti che avevano fatto il trapianto autologo e nel 35,7% di quelli sottoposti, invece, al trapianto allogenico.
Nei pazienti sottoposti a trapianto allogenico che hanno mostrato un deficit cognitivo globale i ricercatori hanno calcolato un rischio aumentato di 9,9 volte di non tornare al lavoro entro 3 anni dalla terapia, mentre l’analisi multivariata non ha evidenziato nessuna associazione tra deficit cognitivo globale e mancato ritorno al lavoro tra coloro che erano stati sottoposti a trapianto autologo.
” Nei pazienti identificati come a rischio più alto di deficit occorre monitorare il funzionamento cognitivo dopo il trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche, al fine di mettere in campo interventi cognitivi mirati, come l’allenamento cognitivo”- concludono ricercatori.

Pubblicazione: N. Sharafeldin, Cognitive Functioning After Hematopoietic Cell Transplantation for Hematologic Malignancy: Results From a Prospective Longitudinal Study. J Clin Oncol. 2018; doi:10.1200/JCO.2017.74.2270.

Link pubblicazione: http://ascopubs.org/doi/full/10.1200/JCO.2017.74.2270

Fonte: https://www.pharmastar.it