Cellule staminali mesenchimali, isolate da cordone ombelicale, midollo osseo e placenta per ridurre la lesione cerebrale e migliorare la funzione motoria e la memoria

Non esistono trattamenti in grado di contrastare i danni di un trauma cranico. Elisa Zanier, responsabile del laboratorio «Danno cerebrale acuto e strategie terapeutiche» del Mario Negri di Milano, lavora allo sviluppo di nuove terapie.

Che cosa succede subito dopo il trauma?

«Induce un danno biomeccanico con lacerazione del tessuto cerebrale. Segue l’attivazione di una serie di eventi tossici che perdurano per settimane e mesi e contribuiscono a esacerbare la disfunzione neurologica. Il trauma mette anche in atto una risposta riparativa che è però limitata».

Quindi ora si cerca di potenziare gli eventi riparativi?

«Sì, ma bisogna agire su più fronti, riducendo gli eventi dannosi e stimolando quelli riparativi. Nei modelli animali abbiamo dimostrato che le cellule staminali mesenchimali, isolate da cordone ombelicale, midollo osseo e placenta, modulano questi processi, riducendo la lesione cerebrale e migliorando la funzione motoria e la memoria del soggetto».

Come agiscono le cellule?

«Rilasciano nell’ambiente cerebrale danneggiato sostanze bioattive che mitigano gli eventi tossici in atto e promuovono la riparazione del tessuto: salvaguardano i vasi, riducono la durata e l’intensità dello stress cellulare e la morte neuronale e promuovono gli aspetti positivi della risposta infiammatoria».

Quale sarà invece il prossimo passo?

«I nostri studi stanno valutando l’efficacia del trattamento nei soggetti anziani per arrivare a un trattamento personalizzato».

Quando partirete con le sperimentazioni cliniche?

«In collaborazione con l’ospedale San Gerardo di Monza e il Policlinico di Milano stiamo definendo i dettagli per l’approvazione di un primo studio clinico in un sottogruppo selezionato di pazienti».

Fonte Link: http://www.ilsecoloxix.it/p/magazine/2018/07/23/ADjqAjm-staminali_sperimentare_riparare.shtml